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L'investimento di Adobe ammonta a circa 20 miliardi di dollari e la notifica relativa all'acquisizione è stata inviata da 16 paesi. Adobe può ora rispondere alla Commissione e chiedere un incontro. L'azienda non intende competere nel mercato dei software di design ma l'acquisizione di Figma completerà l'offerta. La Competition and Markets Authority del Regno Unito ha avviato un'indagine e il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti potrebbe presentare una denuncia per bloccare l'acquisizione.

L’investimento di Adobe ammonta a circa 20 miliardi di dollari. Questa somma è inferiore alla soglia minima prevista per l’invio obbligatorio della notifica relativa all’acquisizione, senza la quale non è possibile avviare un’indagine. Ma la segnalazione è arrivata da 16 paesi (come consentito dalla legge), quindi Adobe ha comunicato l’operazione il 30 giugno 2023.

Adobe può ora rispondere alla Commissione e chiedere un incontro. Un portavoce ha dichiarato che l’azienda non intende competere nel mercato dei software di design, ma quelli di Figma completeranno l’offerta. Anche la Competition and Markets Authority del Regno Unito ha avviato un’indagine, mentre il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti potrebbe presentare una denuncia per bloccare l’acquisizione.

Adobe-Figma: acquisizione bloccata dall'UE?

Ciao, questa è un'anteprima della mia voce. Spero davvero che ti piaccia! A presto!

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In iOS 17.2, Apple introduces a feature for iPhone 15 Pro and iPhone 15 Pro Max users to record spatial videos, which provide a 3D depth effect when viewed through Apple's Vision Pro goggles. The videos create an intimate and realistic experience, with objects appearing suspended in front of the viewer. The process of capturing these videos is simple and intuitive, similar to recording in other modes offered by the iPhone. The videos can be saved and played back in traditional 2D format as well. The technology is impressive, but the Vision Pro goggles are expected to be released in 2024 and carry a hefty price tag of $3500. However, Apple plans to update Final Cut Pro with specific video editing features for spatial videos.

In iOS 17.2 – futuro aggiornamento di iOS al momento disponibile per sviluppatori e beta tester – Apple mette a disposizione una funzione per gli utenti di iPhone 15 Pro e iPhone 15 Pro Max che consente di registrare video spaziali, filmati che danno l’impressione della profondità 3D quando visualizzati da chi indossa il visore Vision Pro di Apple (dispositivo per il quale l’arrivo è previsto a inizio 2024).

“Alla dimostrazione ho registrato uno chef di sushi che tiene in mano un pezzo di sushi. Quando l’ho riguardato nel Vision Pro, sushi e bacchette sembravano davvero in 3D. Erano chiaramente in primo piano, sospesi vicino a me più delle altre immagini. Naturalmente, l’illuminazione era perfetta durante la ripresa; resta da vedere come sarà il risultato in condizioni imperfette”.

E ancora: “Apple mi ha mostrato altri video spaziali. In uno di questi si vedeva un padre che raccontava ai suoi bambini una storia nel retro di un camper, un filmato talmente realistico e intimo che mi ha fatto quasi venire i brividi: perché sto spiando questa famiglia a caso? È qui chiaramente mostrato il grande fascino di questa tecnologia: i video spaziali creano intimità, con una modalità tale che le foto 2D e i video non possono”.

Jacob Krol di The Street, riferisce: “Catturare i video spaziali è semplice e altrettanto intuitiv, alla stregua delle registrazioni disponibli in una delle modalità offerte da iPhone 15 Pro o iPhone 15 Pro Max. Si gira l’iPhone in modalità orizzontale per sbloccare la registrazione, appare l’icona del visore e una livella mostrata mentre si registra”. “La vista orizzontale e la livella sono importanti, poiché video troppo tremolanti potrebbero stonare durante la riproduzione con il Vision Pro. Nella mia prova, ho catturato un sushi chef professionista che realizzava dei rotolini di sushi e palline di riso, e lo chef che teneva in mano il prodotto finito. Mi sono progressivamente avvicinato, inquadrato il rotolino a circa 50 centimetri mentre era tenuto in aria con le bacchette  L’iPhone ha fatto un eccellente lavoro nel cambiare la messa a fuoco mentre mi muovevo intorno al pezzo di sushi e catturando lo chef in secondo piano. Per chi preferisce, è anche possibile mettere a fuoco manualmente.

Scott Stein di C-Net, scrive: “I video hanno un aspetto magnifico e il 3D è incredibilmente realistico. Sono anche facili da registrare, e possono essere salvati come video da riprodurre in 2D in un tradizionale formato video, ma in definitiva è una funzionalità creata per un prodotto del 2024 che, a 3500$, è corretto dire che molte persone non correranno a comprare. Detto questo, l’esperienza è impressionante”. Stein riferisce ancora che Apple aggiornerà Final Cut Pro con il supporto di specifiche funzionalità di video editing per i video spaziali.

Le impressioni di chi ha visto su Vision Pro i video spaziali girati con iPhone 15 Pro

Già disponibile per tutti gli utenti, per accedere a questa esperienza AR è necessario aprire la fotocamera di Snapchat, selezionare la lente Rolling Stones Bitmoji Show e toccare due volte lo schermo del dispositivo per romperlo virtualmente e dar via a un concerto privato in qualsiasi momento. È possibile vestire il proprio Bitmoji con la t-shirt della collezione Band Tees Rolling Stones attraverso l'icona Profilo toccata nella schermata del proprio profilo e selezionando Cambia outfit.

Già disponibile per tutti gli utenti, per accedere a questa esperienza AR è necessario aprire la fotocamera di Snapchat, selezionare la lente Rolling Stones Bitmoji Show e toccare due volte lo schermo del dispositivo per romperlo virtualmente e dar via a un concerto privato in qualsiasi momento: quale proposta migliore per un live direttamente in salotto?

Ma c'è ancora qualcosa. Per la gioia dei fan, infatti, è possibile vestire il proprio Bitmoji con la t-shirt della collezione Band Tees Rolling Stones: basta accedere alla schermata del proprio profilo toccando l'icona Profilo che appare in alto a sinistra, selezionare il proprio Bitmoji e poi Cambia outfit. Da questa schermata è possibile consultare la collezione dedicata nella sezione Band Tees sotto la scheda Outfits.

La realtà aumentata porta i Rolling Stones “dal vivo” nel salotto di casa

Sulla lente vengono proiettati tutti i dati dell'allenamento. Compresi i tempi di recupero tra una serie e l'altra. Il prezzo in linea con la tecnologia applicata: 270 euro

La solitudine dell’acqua è una delle sensazioni più rilassanti che ci sia. Ma il nuoto, come la corsa, non è solo una forma di mindfullness dinamica. Nuotare, come correre, significa anche allenamenti, miglioramenti, valutazione delle proprie prestazioni. Non necessariamente contro un avversario, anche a confronto con sé stessi. Se per la corsa c’è solo l’imbarazzo della scelta, su come misurare questo sforzo, in acqua il discorso cambia completamente. Forse i puristi storceranno il naso, chi ha all’attivo vasche su vasche lo sforzo, il tempo, la distanza, se lo sente addosso. Ma non tutti sono Federica Pellegrini. E per loro c’è, tanto per cambiare, la realtà aumentata. Abbiamo avuto la possibilità di testare Form, il primo e unico occhialino da nuoto potenziato dalla realtà aumentata che consente di vedere, mentre nuoti, tutti i principali dati sull’allenamento che stai facendo. Non solo. È lui stesso a proporti una vasta gamma di allenamenti che ti aiuta a seguire vasca dopo vasca. Ma andiamo con ordine.

La solitudine dell’acqua è una delle sensazioni più rilassanti che ci sia. Ma il nuoto, come la corsa, non è solo una forma di mindfullness dinamica. Nuotare, come correre, significa anche allenamenti, miglioramenti, valutazione delle proprie prestazioni. Non necessariamente contro un avversario, anche a confronto con sé stessi. Se per la corsa c’è solo l’imbarazzo della scelta, su come misurare questo sforzo, in acqua il discorso cambia completamente. Forse i puristi storceranno il naso, chi ha all’attivo vasche su vasche lo sforzo, il tempo, la distanza, se lo sente addosso. Ma non tutti sono Federica Pellegrini. E per loro c’è, tanto per cambiare, la realtà aumentata. Abbiamo avuto la possibilità di testare Form, il primo e unico occhialino da nuoto potenziato dalla realtà aumentata che consente di vedere, mentre nuoti, tutti i principali dati sull’allenamento che stai facendo. Non solo. È lui stesso a proporti una vasta gamma di allenamenti che ti aiuta a seguire vasca dopo vasca. Ma andiamo con ordine.

Form è un’azienda canadese che produce specificamente questo occhiale. Il prodotto è pensato per nuotatori agonisti e triatleti ma anche per «girini» della domenica che vanno avanti e indietro in vasca per perdere un po’ di peso. Viene quasi da dire che sia più utile a loro che non a uno sportivo navigato. Per fare un allenamento bruciagrassi è necessario nuotare almeno per una certa distanza, almeno a un certo ritmo, almeno a un certo battito cardiaco. E Form, tutto questo te lo mostra sul fondo della piscina. Come? Grazie a un cristallo liquido annegato nella sua lente destra, Form proietta sulla superficie della lente i dati che registra durante la nuotata. Il «cervello» di questo sistema di AR è un rigonfiamento sulla destra della lente, che oltre ad avere i tasti funzione e il punto di connessione per il cavo carica batteria, ha il «computer» che misura distanza, ritmo, numero delle bracciate, vasche, tipologia dell’allenamento. Come tutti i prodotti di questo genere Form funziona in connessione con una app gratuita che si deve installare sul proprio telefono (esiste per Apple e Android) e che è il vero motore dell’occhialino. Attraverso l’app si possono settare le funzioni e scegliere gli allenamenti da caricare sull’occhiale. Esiste anche un piano in abbonamento annuale attraverso il quale è possibile creare un allenamento personalizzato che, dopo un periodo di prova di un anno, costa 15 dollari al mese.

Attraverso la home dell’app (che è esclusivamente in inglese) è possibile vedere quanto si è nuotato in settimana, le grafiche e le statistiche delle ultime nuotate, gli allenamenti della banca dati che si sono salvati sull’occhiale e un’ampia scelta di allenamenti tra cui scegliere o di piani a obiettivo: si va dall’incremento della velocità all’allungamento della distanza passando per il potenziamento delle braccia. In tutto si può selezionare tra quindici allenamenti e 23 piani di allenamento a più lunga scadenza. Non può mancare la ormai consueta community con la quale si possono scambiare connessioni e like in stile Strava, mentre all’interno della funzione “Workout” si trova poi lo strumento per creare un allenamento personalizzato. Ultima voce del menu dell’app è quella «googles», che una volta effettuato l’accoppiamento occhiali-applicazione consente di sincronizzare le impostazioni dell’occhiale. Si possono impostare i campi dati da visualizzare durante la nuotata, si può gestire la connessione con device esterni tipo Apple Watch (quella con i dispositivi Garmin al momento non funziona ma assicura l’azienda che il problema è in fase di risoluzione) e la connessione con servizi esterni di registrazione/somministrazione di allenamenti (come Strava o TrainingPeaks).

Veniamo agli occhialini. La custodia da subito l’idea di un prodotto importante (d’altra parte il costo del prodotto, acquistabile online, si aggira al netto di promozioni intorno ai 270 euro): solida, protettiva e curata, contiene sei naselli per personalizzare la calzata al proprio volto, gli occhialini protetti da un robusto incastro modellato antiurto e il cavo per la ricarica. L’elastico è solido e ben regolabile. Sotto al computer che gestisce i dati dell’occhiale ci sono due tasti. Seguendo le istruzioni che appaiono sullo schermo si può entrare nei vari settings come la luminosità o la possibilità di utilizzare la lente AR a destra o sinistra (gli occhiali sono perfettamente ruotabili senza problemi alla tenuta dall’acqua e alla vestibilità). Il tasto posteriore, nel corso della nuotata consente di passare da una «lavagna all’altra» (tipo da quella che indica il tempo totale dell’allenamento e la distanza percorsa a quella che indica il ritmo bracciata e il tempo per 100 metri). Se si segue un allenamento l’occhiale dice quanta distanza è stata percorsa, il tempo della serie e quando si arriva a una vasca dal traguardo parziale avvisa (Ultima vasca!). Una volta fermi un cronometro indica esattamente il tempo di pausa tra una serie e l’altra.

Infine, la prova in piscina. La vestibilità è ottima, la tenuta dall’acqua anche. Abituarsi alla visione di questa immagine proiettata (apparentemente) sul fondo della piscina non è immediato ma abbastanza rapido. L’uso dei comandi è un po’ macchinoso. Non è intuitivo skippare i menu con un tasto e attivarli con l’altro. Mentre nuoti, premendo il tasto posteriore, puoi passare da una schermata all’altra visualizzata (cosa che ovviamente si fa nella frazione di secondo in cui si vira quindi può non essere immediato «centrare» la schermata giusta). Veramente utile è la funzione che permette di seguire un allenamento, perché ti viene consentito di allenarti con molta concentrazione sulla nuotata (adattando il ritmo a quello impostato) senza preoccuparsi di tenere a mente le vasche delle serie e i guardare il cronometro con i recuperi. Per il nuoto in acque libere e per la registrazione del battito cardiaco, è fondamentale la connessione con un dispositivo dotato di Gps e cardiofrequenzimetro. Per questo i problemi di connessione con Garmin, per quanto non ci siano problemi con Apple Watch, sono un problema meno formale di quanto sembri. Noi grazie a Form abbiamo potuto provare una versione del prodotto dove questo problema era aggirato ma contiamo su un rilascio generalizzato della versione del software (Garmin o Form che sia) che risolva questo problema per tutta la community. Detto questo, il campo dati riservato alle nuotate in acque libere consente di visualizzare parametri (distanza, ritmo, battito cardiaco) molto meno significativi che nella modalità indoor.

In conclusione: possiamo dire che questi occhialini da nuoto sono un concentrato di tecnologia estremamente utile per il nuotatore. Certo, visto il prezzo, non è un prodotto per tutti. Quindi al singolo bilanciare l’utilità con il costo.

Form Smart Swim Goggles, gli occhialini da piscina con realtà aumentata. Così si nuota con un computer nell'occhio

I primi lavori sul visore Vision Pro di seconda generazione si stanno concentrando sulla riduzione delle dimensioni e del peso.

Nell'ultima edizione della newsletter 'Power On', Gurman ha rivelato che Apple sta lavorando sui modelli di prossima generazione dei visori Vision Pro. L'obiettivo è rendere il dispositivo più leggero e più piccolo rispetto alla prima generazione. Apple sta anche cercando di semplificare l'acquisto dei visori per coloro che indossano gli occhiali. Attualmente, gli utenti devono acquistare separatamente lenti graduate Zeiss per il visore, ma la società sta esplorando alternative a questa soluzione. La necessità di immagazzinare migliaia di diverse combinazioni di lenti si sta rivelando difficile. Apple sta considerando anche la possibilità di sviluppare versioni di fascia bassa e versioni più potenti dei visori Vision Pro.

Nell’ultima edizione della sua newsletter “Power On“, Gurman ha spiegato che il Vision Products Group di Apple sta già lavorando sui modelli di prossima generazione e sta considerando diverse opzioni, comprese versioni di fascia bassa e versioni più potenti. Il lavoro, ancora in fase iniziale, mira a rendere il dispositivo più leggero e leggermente più piccolo per rispondere alle lamentele secondo cui il Vision Pro di prima generazione sembra troppo pesante una volta indossato in testa.

Apple starebbe anche esplorando come rendere più semplice l’acquisto dei visori per coloro che indossano gli occhiali. La prima generazione di Vision Pro richiede a chi porta occhiali di acquistare separatamente lenti graduate Zeiss che si agganciano ai display tramite magneti. Secondo quanto riferito, la società ha preso questa decisione per ridurre lo spessore complessivo del visore, ma la necessità di immagazzinare migliaia di diverse combinazioni di lenti si sta rivelando difficile.

Rumor

Apple sta già lavorando al Vision Pro 2

This week we discuss Facebook’s wrist-worn concept and what it says about the company’s plan for new human-computer interactions.

English

Hello, this is a preview of my voice. I really hope you like it! See you soon!

Facebook made a big play to buy a company that had developed a human-computer interface technology. The company spent nearly a billion dollars to acquire the technology and brought the team into Facebook's Reality Labs. This move was driven by Mark Zuckerberg's belief that augmented reality and virtual reality would be the next big paradigm shift. Facebook wanted to be ahead of the game and avoid missing out on another technological revolution. The device showcased by Facebook is a human-computer interface, not a brain-computer interface. It is important to differentiate between the two as brain-computer interaction involves invasive implants in the brain, while human-computer interaction focuses on how humans interact with computers. Facebook has also experimented with brain-computer interaction in the past. The company partnered with UCSF for a study involving invasive implants. However, the current prototype utilizes sensor layers on the body to interpret neuroelectrical signals for computing purposes.

So when Facebook got wind of this technology, it made a very big play to buy the company and spent just south of a billion dollars, I think, maybe it didn't want to put so many zeros on it to get government scrutiny, and brought Reardon and his team into Facebook, into their Reality Labs. And this is the first glimpse we've had of what they've done with it. It is kind of a interface play as Reardon envisioned it, but it's also part of this vision, as you say, that happened when Facebook bought Oculus, that Mark Zuckerberg was convinced that in 10 years or so this was going to be the next big paradigm, and Facebook had to be ahead of it.

Facebook almost missed the mobile revolution. They were late to it, and they had to do this big, big push to be able to get ahead of it. They were successful in that. But Zuckerberg told himself, "I never want that to happen to me again. When the next big paradigm shift comes, I want to be on top of it. I want to be ahead of the game." When he bought Oculus, he thought he was in a position to then throw more billions of dollars of research into the effort, and when we were all going to use augmented reality, virtual reality, there would be Mark Zuckerberg sitting on all these patents and technology that would make Facebook the king.

MC: Yeah. They can afford to take those big gambles on what is going to be the new technology in the future, and if nine out of 10 of them don't pan out, then that's still kind of OK.

SL: Yeah. But it's interesting because when he bought Oculus it was 2014, and everyone said, "Wow, a 10 year bet. That's amazing." Well, in 10 years, we're not all going to be using virtual reality instead of our keyboards. So it'll take a little longer if it happens.

MC: So, Lauren, this device, as we said, it's a human-computer interface. It's not a brain-computer interface. Can you talk a little bit about what the differences are there and why people might get confused when they see this prototype in action?

LG: Right. I think this is an important thing to note because I think one of the natural responses you would have, if you've looked at these Facebook prototype videos that they've put out this week, is you'd say, "Oh, Facebook is reading your mind, or maybe it wants to control your mind." It depends on which direction that control is going in. But there are a few different overlapping technologies in this area of human-computer interaction. So that field, human-computer interaction, is decades old, right? It's often referred to as HCI. That just basically means the way we as humans interact with computers.

Then there's this emerging field of BCI, which is brain computer interaction. That is something that's often referred to, like, say, what Elon Musk is doing with Neuralink, right, which involves a more invasive implant in the brain and then would involve some kind of direct control from the mind to the computer. Facebook, by the way, has also kind of experimented with BCI. They partnered with UCSF back in 2019 to run a study that involved more invasive implants. But then there are these sensor layers that sit on top of the body that oftentimes researchers are using to basically interpret neuroelectrical signals and then use those impulses, interpret those impulses and process them to do some type of computing.

Facebook’s New Wearable Gestures Toward Computing’s Future

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Nel mondo del design UI/UX, il colore è un componente fondamentale che evoca emozioni, crea gerarchie e differenzia gli elementi di design. Questo articolo esplora i principi del colore e come influenzano le percezioni e le decisioni degli utenti durante l'interazione con i design. Si parla anche della psicologia del colore nel design delle interfacce utente e si forniscono suggerimenti pratici per la selezione di una palette di colori armoniosa. L'articolo introduce termini come tonalità, tinta, sfumatura e saturazione, e discute l'associazione di diversi colori con emozioni e comportamenti specifici.

Nel mondo del design UI/UX, il colore è un componente fondamentale che evoca emozioni, crea gerarchie e differenzia gli elementi di design. Questo articolo, scritto da Bryson M e pubblicato su UX Planet, esplora i vari principi del colore e come influenzano le percezioni e le decisioni degli utenti durante l'interazione con i design. Si parla anche della psicologia del colore nel design delle interfacce utente e si forniscono suggerimenti pratici per la selezione di una palette di colori armoniosa. L'articolo introduce termini come tonalità, tinta, sfumatura e saturazione, e discute l'associazione di diversi colori con emozioni e comportamenti specifici.

Principi del colore nell'UI Design

L'articolo tratta dei principi fondamentali della progettazione spaziale per il calcolo spaziale di Apple. Vengono illustrati i video della WWDC23 che mostrano come progettare interfacce utente per applicazioni di calcolo spaziale, concentrandosi su profondità, scala, finestre e immersione. Si discutono anche i migliori metodi per creare esperienze incentrate sull'essere umano che trasformano la realtà. L'articolo suggerisce che questi principi di progettazione spaziale possono essere utilizzati per estendere un'app esistente o per dare vita a una nuova idea.

L'articolo "tratta dei principi fondamentali della progettazione spaziale per il calcolo spaziale di Apple. L'autore fa riferimento a video della WWDC23 che illustrano come progettare interfacce utente per applicazioni di calcolo spaziale, concentrandosi su profondità, scala, finestre e immersione. Inoltre, vengono discussi i migliori metodi per creare esperienze incentrate sull'essere umano che trasformano la realtà. L'articolo suggerisce che questi principi di progettazione spaziale possono essere utilizzati per estendere un'app esistente o per dare vita a una nuova idea.

Domande e approfondimenti:

Interfacce Familiari: Come possono essere progettate le interfacce utente spaziali in modo che siano familiari e facilmente utilizzabili dagli utenti?
Input Spaziale: Quali sono i principi di progettazione per l'input spaziale e come possono essere creati metodi di input che siano comodi, intuitivi e soddisfacenti?
Materiali e Tipografia: Quali linee guida possono essere seguite per i componenti dell'interfaccia utente, i materiali e la tipografia nelle applicazioni di calcolo spaziale?

Principi di progettazione dello Spatial Computing Apple

Il nuovo visore di Apple, il Vision Pro, ha diverse funzioni che non sono state annunciare durante l'evento di presentazione, tra cui un sistema che acquisisce dati sulle mani e sul corpo dell'utente tramite due fotocamere posizionate sul visore. La disponibilità di questa funzione all'uscita del visore non è ancora prevista. Sono invece confermate le app legate alla salute e al benessere degli utenti. L'annuncio del Vision Pro avrebbe dovuto essere incentrato sui videogiochi ma poi si è decisamente puntato sulla produttività. Ci sono stati piani per mostrare altre funzioni, come l'utilizzo del visore come monitor esterno del Mac, ma alla fine sono state limitate le funzioni presentate. Il visore sarà disponibile solo nel 2024.

C’è un motivo se il visore di Apple ha due fotocamere che puntano verso il basso: a svelare l’arcano è Wayne Ma, giornalista del The Information, attraverso una nuova inchiesta in cui emergono diversi dettagli di funzioni e app che Apple si è ben guardata dall’annunciare durante la WWDC 2023, l’evento di inizio giugno in cui ha mostrato per la prima volta al mondo il suo nuovo Vision Pro.

Non che ci sia niente di male se fino ad oggi erano ancora un segreto, diciamolo subito; semplicemente, Apple ci sta ancora lavorando, quindi sono anticipazioni di caratteristiche che il dispositivo probabilmente avrà e che non sono ancora pronte per poter essere usate dai prototipi attualmente esistenti.

D’altronde il visore non arriva prima di inizio 2024, quindi c’è ancora tempo perché Apple decida di toglierne qualcuna, perfezionarla qualche altra, e perché no, magari aggiungerne di completamente nuove di cui ancora non se ne sa nulla.

Pare che questo sistema debba ancora essere ultimato, e acquisirebbe le informazioni di cui ha bisogno tramite le due fotocamere che puntano verso il basso, in quanto sono le uniche ad avere una visione precisa delle mani e del corpo dell’utente che indossa il visore. A meno di sorprese, questa è una di quelle funzioni che non si potranno provare tanto presto perché secondo i piani non sarà disponibile al momento del lancio.

Migliori sono invece le possibilità di accedere fin da subito ad una serie di funzioni e app legate alla salute e al benessere degli utenti. In base a quanto si apprende alcuni dipendenti avrebbero già discusso con Nike, altri invece avrebbero studiato alcuni cuscinetti da usare quando il viso è sudato o particolarmente bagnato; qualcuno poi avrebbe lavorato all’interazione dei contenuti mentre l’utente pedala su una cyclette.

Forse è ancor più curioso scoprire che l’annuncio del Vision Pro avrebbe dovuto essere diverso. Inizialmente Apple aveva infatti deciso di concentrarsi molto di più sui videogiochi: poi qualcosa è cambiato, non si sa cosa, e alla fine si è puntato quasi tutto sulla produttività.

Tra i piani precedenti pare ci fosse anche quello di mostrare molte più funzioni che consentirebbero all’utente di usare il Vision Pro come un monitor esterno del Mac, ma anche qui alla fine Apple ha deciso di limitarsi a quel che abbiamo visto durante l’evento; che, a proposito, potete rivedere da qui.

Dell'iceberg Vision Pro emerge solo la punta

L'annuncio del visore di Apple, il Apple Vision Pro, è stato una sorpresa per tutti. Ci si aspettava un "iPhone moment", una rivoluzione come quella del 2007, ma probabilmente abbiamo avuto un "iPod moment", una grande rivoluzione per la vita digitale. Apple ha presentato l'SDK per consentire agli sviluppatori di scrivere software per il visore, un momento importante per l'ecosistema delle app che renderanno il prodotto integrato nell'ecosistema e nella visione di Apple. La stabilitazione del prezzo richiederà del tempo, ma il visore potrebbe costare molto meno tra un anno. Gli sviluppatori si basano sulla stessa tecnologia che Apple usa per le app tradizionali e l'interfaccia d'uso è coerente su diversi dispositivi. La domanda esistenziale su questo prodotto resta aperta.

Ci sono momenti storici per noi consumatori e ci sono momenti storici per gli sviluppatori. Le due cose sono legate ma non coincidono perfettamente. La presentazione del visore di Apple, il famigerato Apple Vision Pro, è avvenuta durante la conferenza annuale degli sviluppatori WWDC che si è conclusa da poche settimane a Cupertino ed è stata una sorpresa per tutti quanti. Bella sorpresa tecnica (l’hardware e il software è davvero notevole), meno bella sorpresa commerciale (costa caro, arriva l’anno prossimo e solo negli Usa, non in Italia). Ma comunque è stata una cosa di cui si è parlato moltissimo.

Ci si aspettava un “iPhone moment”, una rivoluzione come quella del 2007, che lasciò il pianeta a bocca aperta e aprì subito la strada a un cambiamento radicale nei dispositivi che portiamo con noi (i cosiddetti apparecchi post-pc). E invece, probabilmente, abbiamo avuto un “iPod moment”, come la presentazione nell’ottobre 2001 del piccolo player di musica digitale che all’inizio venne molto sottovalutato (caro, con un inedito hard disk interno) ma che si è rivelato negli anni successivi una grande rivoluzione per la musica e per il modo con il quale viviamo la nostra vita digitale. Vision Pro potrebbe essere quello.

Dopo quel momento, noialtri consumatori (e giornalisti) aspettiamo l’arrivo sul campo dell’apparecchio per poter vedere come funziona veramente e come viene assorbito dal mercato. Tuttavia, gli sviluppatori dell’ecosistema Apple, che sono tantissimi, aspettavano un’altra cosa. Volevano mettere le mani su quello che permette loro di fare quel che sanno fare, cioè scrivere software. E quella cosa è lo SDK, il kit di sviluppo software che consente materialmente di programmare le app per Vision Pro.

Ecco cosa sta per succedere adesso ed ecco perché tutti i discorsi fatti sinora relativamente a prezzo e uso sono in realtà abbastanza futili.

Quando è arrivato l’annuncio del prezzo di Apple Vision Pro, cioè 3.499 dollari tasse escluse, molti hanno pensato: è fuori scala, non se lo comprerà mai nessuno, è un prodotto di nicchia. Se fosse vero, sarebbe anche giusto, ma non lo è. Intanto perché Vision Pro verrà commercializzato l’anno prossimo. Ci lavorano da sette anni. Se l’avessero fatto in una settimana e l’avessero messo in commercio a maggio-giugno del 2015, sarebbe costato più di 100mila dollari. Più le tasse. Semplicemente perché non c’era la tecnologia adatta se non a livello di prototipi.

Poi ci sono i miglioramenti incrementali: anche oggi probabilmente costerebbe almeno un migliaio di dollari in più di quando verrà commercializzato, tra sei mesi. E dopo un anno, se la strategia è quella di far calare il prezzo con lo sviluppo delle tecnologie e le economie di scala (cioè mantenere fermo il livello di oggi e usare le medesime tecnologie un anno dopo, quando sono più economiche) il prezzo dell’attuale visore si ridurrà di un fattore di due. Il visore da 3.500 dollari potrebbe costarne meno di duemila, insomma. E quello nuovo partire da un prezzo più basso (2.500?).

La stabilizzazione del prezzo di Vision Pro richiederà un po’ di tempo perché parte dall’alto (il prezzo di iPhone ha fatto una curva diversa, ma quello del MacBook Air, aggiustando il valore con l’inflazione, nel 2010 è partito con un prezzo quattro o cinque volte più caro di quello di oggi, e all’epoca aveva un hard disk da 80 Giga o una SSD da 64 Giga che era lentissima).

Apple non ha una forma definitiva di Apple Vision Pro, nel senso che ha tutto l’interesse a lavorare per renderlo ancora più piccolo e sottile, simile a un paio di occhiali. È quello che vuol fare anche Facebook/Meta (per questo l’accordo con Luxottica) ma per arrivare a quella tecnologia ci vogliono dieci anni. Forse un filo meno se c’è guadagno prima e tutti si mettono a correre. Ma è certo che gli occhiali smart capaci di fare quel che fanno gli Apple Vision Pro sono tecnicamente già oggi possibili, solo che produrne uno costa centinaia di migliaia se non milioni di dollari. Prototipi che servono per indicare la vita allo sviluppo.

Per questo gli usi non sono noti, Apple ha presentato una serie molto ampia di possibili strade, e adesso tocca agli sviluppatori tirare fuori il modo con il quale proporre l’utilizzo di Apple Vision Pro agli utenti. Che poi a loro volta faranno il pezzo finale e “voteranno” usando alcune funzioni rispetto ad altre, alcune app rispetto ad altre.

Con la presentazione dell’SDK Apple dice questo: attenzione, sviluppatori, questo è il vostro momento. Durante la WWDC ci sono state tantissime demo riservate agli sviluppatori e lezioni dove imparare i fondamenti della programmazione per ambienti 3D. Come disporre gli oggetti, quali effetti usare, come costruire una interfaccia coerente, cosa si può fare e cosa no.

Sono corsi riservati, li abbiamo visti, non siamo programmatori ma molte cose sono comunque estremamente comprensibili e ben comunicate (ovviamente, stiamo parlando di Apple) e abbiamo in mente che quello che Apple ha presentato è alla fine solo un ambiente, una casa nuova come quella che vengono vendute dagli imprenditori edili. Ci sono una serie di elementi architettonici e strutturali (aria condizionata integrata, giardino, i bagni, la cucina, la divisione degli spazi, la disposizione e il tipo degli infissi e dei serramenti) ma poi l’arredamento tocca ai fornitori e a chi la abita. E questo è un gioco che si fa tra sviluppatori e utenti.

Apple propone una serie di app e di funzioni di base, ma molte sono sostanzialmente delle predisposizioni. Non “chiude” la piattaforma, ma la apre ai possibili usi che devono essere inventati dagli sviluppatori e scoperti dagli utenti.

Ok, tutto molto bello e molto chiaro. Ma chi ci dice che gli sviluppatori sapranno inventare cose utili e belle? E chi ci dice che gli utenti sapranno apprezzarle? A che serve, tutto sommato, un visore così?

La domanda esistenziale (“a che serve”) è quella più difficile a cui rispondere. Probabilmente solo la storia ci dirà se Apple ha fatto la mossa giusta o no. Però le prime due (gli sviluppatori saranno capaci di programmarlo? e gli utenti di usarlo?) sono più facili. Perché la risposta è la stessa: sì.

Lato sviluppatori grazie al fatto che vengono usate le medesime tecnologie di base e gli stessi elementi che Apple utilizza per la creazione delle app tradizionali. Lo dimostra questo SDK dove sono presenti gli elementi nuovi ma dove c’è una continuità assoluta con tutte le tecnologie di programmazione, le librerie e i framework (da Swift a Xcode, da SwiftUI, RealityKit, ARKit fino a TestFlight) e le stesse metafore e idee di interfaccia (rimodellate per il 3D) che Apple usa per i suoi software e nelle linee guida per gli sviluppatori su macOS, iOS, iPadOS etc.

Lato utenti, c’è la grande continuità che Apple è riuscita a raggiungere qualche anno dopo aver lanciato iPhone, e che ha portato alla convergenza funzionale non solo della base tecnologica ma anche delle interfacce di iOS, iPadOS, macOS e tutto il resto. Non una identità di interfaccia, come l’aveva intesa Microsoft che voleva mettere Windows sui telefonini e che mette il touch da tutte le parti, o Google che Android fa smartphone e tablet e netbook praticamente con la stessa interfaccia “stirata” per starci in formati diversi. No, Apple ha lavorato per fare in modo che ci siano app coerenti, modi d’uso diversi a seconda del contesto (un iPhone, un iPad, un Mac) ma con la continuità assoluta e la possibilità naturale di passare da un dispositivo all’altro, da un ambiente all’altro. Usando le stesse app ma in modo leggermente diverso perché cambia l’interfaccia d’uso.

Alla fine di questa lunga carrellata, ma occorre argomentare per poter vedere per bene le cose, perché sono complicate, la considerazione è semplice: questo passaggio del rilascio dell’SDK agli sviluppatori non è un “passaggio tecnico”, invece è un momento cruciale in cui si accende la prima scintilla che deve infuocare l’ecosistema delle app che renderanno Vision Pro non solo uno strumento eccezionale ma anche uno strumento eccezionalmente integrato nell’ecosistema e nella visione di Apple.

Apple Vision Pro SDK, il momento della verità

Apple today announced that its visionOS SDK is now available, allowing 3D parties to begin building content for the Vision Pro.

Apple has released its visionOS software development kit, allowing third parties to begin building content for the Vision Pro, at least six months before the headset goes on sale in the US. The company is hoping developer interest will help drive excitement around the system, which was met with a lukewarm reception when it was unveiled at WWDC earlier this month. The SDK is built on top of the same basic framework as Apple’s various other operating systems, utilizing familiar dev tools, including Xcode, SwiftUI, RealityKit, ARKit and TestFlight. Apple is introducing Reality Composer Pro, which makes it easier to preview 3D models, images, sounds and animation on the headset. Unity development tools will be added to the mix starting next month. Today’s announcement also lends credence to the notion that enterprise is going to be a key focus for the Pro’s first iteration. Apple has promised more information and tools in the coming months.

Time to get a jump on all of that spatial computing. Apple today announced that its visionOS software development kit is now available, allowing 3D parties to begin building content for the Vision Pro. The SDK is available at least half a year before the headset officially goes on sale in the U. S., priced at $3,500.

The company is banking on developer interest to help drive excitement around the system, which was met with a lukewarm reception when it was unveiled at WWDC earlier this month. Content has been a major sticking point for years of VR and AR development, but Apple is no doubt banking on a stocked App Store by the time the system arrives in early 2024.

“Developers can get started building visionOS apps using the powerful frameworks they already know, and take their development even further with new innovative tools and technologies like Reality Composer Pro, to design all-new experiences for their users,” VP Susan Prescott said in a release. “By taking advantage of the space around the user, spatial computing unlocks new opportunities for our developers, and enables them to imagine new ways to help their users connect, be productive, and enjoy new types of entertainment.”

The SDK is built on top of the same basic framework as Apple’s various other operating systems, utilizing familiar dev tools, including Xcode, SwiftUI, RealityKit, ARKit and TestFlight. The company is clearly hoping to lower the barrier of entry for existing developers. The path of least resistance seems to be effectively porting existing software over to the new platform (see also the company’s Game Porting Tool Kit for the Mac and iPad).

Spatial computing windows are built in Swift, for example. Apple notes on its development page:

By default, apps launch into the Shared Space, where they exist side by side — much like multiple apps on a Mac desktop. Apps can use windows and volumes to show content, and the user can reposition these elements wherever they like. For a more immersive experience, an app can open a dedicated Full Space where only that app’s content will appear. Inside a Full Space, an app can use windows and volumes, create unbounded 3D content, open a portal to a different world, or even fully immerse people in an environment.

Questions remain around how effective such ports will ultimately be in a three-dimensional plane or “infinite canvas” — borrowing a phrase from comics scholar Scott McCloud. To ease the growing pains even further, the company will begin opening “developer labs” in a variety of cities next month, including Cupertino, London, Munich, Shanghai, Singapore and Tokyo.

That’s designed, in part, to address one of the biggest pain points at the moment: getting an extremely expensive and unreleased headset in front of developers. Teams will be able to test their app on the hardware at the site, or apply for hardware developer kits to test outside of the official locations.

In addition to existing developer tools, Apple is introducing Reality Composer Pro. The Xcode feature makes it easier to preview 3D models, images, sounds and animation on the headset. There’s a simulator, as well, which offers a virtual approximation without the actual hardware. Unity development tools will be added to the mix starting next month. That’s good news, as gaming experiences were conspicuously missing from the original presentation.

Today’s announcement also lends credence to the notion that enterprise is going to be a key focus for the Pro’s first iteration.

“Manufacturers can use AR solutions from PTC to collaborate on critical business problems by bringing interactive 3D content into the real world — from a single product, to an entire production line,” said Stephen Prideaux-Ghee, AR/VR CTO of digital product development firm, PTC. “With Apple Vision Pro, stakeholders across departments and in different locations can review content simultaneously to make design and operation decisions. This capability will unlock a level of collaboration previously not possible.”

Apple has promised more information and tools in the coming months.

Apple’s Vision Pro SDK is now available, in-person developer labs launch next month

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Apple's Vision Pro and VisionOS introduces a spatial UI design that uses spatial and immersive technologies to interact with digital content in a three-dimensional space. This creates an interface similar to a physical world that allows users to interact with digital objects and environments using natural gestures, movements, and spatial awareness. Designers worldwide are excited about the potential of this technology and have begun exploring creative possibilities in a variety of applications, including book apps and immersive sports viewing experiences. To see more spatial UI designs inspired by Apple Vision Pro and VisionOS, visit Dribbble.

Apple’s Vision Pro and VisionOS are here to revolutionize the way we interact with technology and they’ve got UI designers all over the world buzzing with inspiration.

Get ready to explore a future where devices adapt to our movements, gestures, and spatial context, transforming the way we engage with technology.

Spatial UI, also known as spatial user interface, refers to a type of UI design that leverages spatial and immersive technologies to enable users to interact with digital content in a three-dimensional space. It creates an interface that mimics the physical world, allowing users to interact with digital objects and environments using natural gestures, movements, and spatial awareness.

Designers worldwide are captivated by the potential of spatial UI, and they’re eager to explore its creative possibilities. Here, designers share their imaginative ideas and experiences, pushing the boundaries of what’s possible. These designs cover a wide range of applications, from book apps that bring stories to life to immersive sports viewing experiences that make you feel like you’re right in the stadium.

Explore more spatial UI designs inspired by Apple Vision Pro and Vision OS on Dribbble!  ■

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